La passione del tarlo, Pietro Livolsi l’ha sempre avuta così come la capacità di distinguere il vero dal falso, il bello dalle cose meno interessanti. Il suo interesse per le cose antiche lo spinge a cercare e trovare oggetti come mobili, sedie, quadri, trumeau, specchiere, consolle, tavoli e tavolini, inginocchiatoi, cassapanche o altro.
Poiché non può tenere tutto in casa e poiché non ci sono i mezzi per poter continuare ad acquistare, decide di aprire un piccolo negozio in Piazza S. Agostino. Così potrà, vendendo qualcosa, soddisfare il desiderio di trovare altri oggetti. Da Piazza S. Agostino decide nei primi anni sessanta di trasferirsi nella più centrale via Chiodo. Pur cambiando sede il negozio continua a chiamarsi il Torretto, come nella sede precedente.
In via Chiodo la sede del Torreto diventa ritrovo per amici, estimatori di cose belle, amanti della cultura, critici d’arte, giornalisti, artisti. Si vedrà spesso nel suo negozio l’amico Ferdinando Acerbi – anch’egli medico e pittore molto apprezzato. Ci sarà accanto a Pietro l’amico fin dai tempi della scuola Gino Patroni giornalista, scrittore uomo di grande cultura, geniale creatore di indimenticabili calembours. Internato durante la seconda guerra mondiale nei lager nazisti, è tornato inevitabilmente segnato dall’esperienza vissuta; chiede consigli all’amico medico. Alla fine dei comuni discorsi sulla fatica del vivere, la sua conclusione è sempre la stessa, in dialetto spezzino: l’è mei moie.